Campagna italiana contro la proliferazione incontrollata dei satelliti artificiali

Il Forum Skylive lancia la campagna “No Tele-sats Proliferations” contro la diffusione incontrollata dei mini-satelliti per telecomunicazioni, chiediamo con forza alle istituzioni internazionali di emanare nuove normative per limitare sia il numero che la luminosità dei satelliti, ed inoltre di non arrecare interferenze ai radiotelescopi.

FIRMA LA PETIZIONE!

https://www.change.org/p/president-of-t ... liferation

Aiutaci anche tu a proteggere il cielo stellato!

Link alla discussione.
viewtopic.php?f=11&t=20325

SQM, buiometria e le misurazioni del cielo di Roma

Inquinamento Luminoso, cos'é, effetti collaterali e non, come si combatte

Moderatore: serastrof

Rispondi
Avatar utente
serastrof
Forum Manager
Forum Manager
Messaggi: 6800
Iscritto il: 19/06/2009, 15:17
Contatta:

SQM, buiometria e le misurazioni del cielo di Roma

#1

Messaggio da serastrof »

(Originariamente questo mio intervento l'avevo creato di getto in altra discussione, ma poichè era eccessivamente off topic ho deciso di trasportarlo in questa sezione, che mi pare il suo luogo naturale.
Altrove infatti era stato domandato: cos'è l'SQM, che spesso leggo citato a proposito di quanto è buio il cielo? E di getto m'è venuto di rispondere come segue.)

No, semplicemente il nome che una fabbrica canadese di strumenti di precisione, la Unihedron http://unihedron.com/, ha dato ad un piccolo "luminanzometro" studiato per misurare la "brillanza" (luminanza) del cielo notturno.

Si chiama "SKY QUALITY METER", http://unihedron.com/projects/darksky/.

un esemplare di SQM-L, cioè con lente per un angolo di campo di crica 45°,
ideale per misurazioni in spazi ristretti di cielo, come in città:

Immagine

53,97 KB



Familiarmente è stato chiamato con la sigla: SQM, o "SQMmetro", o "buiometro".

Come si vede dall'immagine, ha un display di 4x7 segmenti, ed il valore (in magnitudini per arcosecondo quadrato) restituito dal sensore viene comunemente (ed erroneamente) pronunciato "XX,xx SQM".

Insomma: per facilità si dice 20, 21 o più SQM per riferire quanto misurato. Il cielo è tanto più buono (quanto a "buiezza") tanto più il valore "SQM" è alto.

(Notate la scala visuale sull'etichetta in basso allo strumento).


Dall'uso di tale strumento è addirittura nata una discplina specifica, a cui mi onoro aver offerto il mio contributo: quella della cd "BUIOMETRIA", e "buiometristi" sono detti coloro che effettuano misure di brillanza del cielo notturno.

Un paio di ingegneri toscani ha inoltre inventato la BUIOMETRIA PARTECIPATIVA, di cui potete trovare traccia in sezione IL, scorrendo taluni miei vecchi "thread".

Tale BUIOMETRIA PARTECIPATIVA consiste nel "PRESTARE" gratuitamente lo strumento a volontari, a patto che quest'ultimi effettuino almeno una misura di brillanza del cielo notturno, in condizioni standard (assenza di Luna, distanza di due ore dal suo sorgere o tramontare, distanza di 2 ore dall'alba o dal tramonto, cioè la "notte astronomica", assenza di nuvole, etc...), e che la inseriscano in un database nazionale(che trovate sul sito di BMP).

Grazie a questo strumento, messo a disposizione da Buiometria Partecipativa al gruppo fb "Parco delle Stelle" di cui faccio parte, nel corso del 2011 fu condotta la prima storicamente in assoluto campagna di monitoraggio dell'IL della Capitale.

In tale occasione "Parco delle Stelle" fu "Punto di Prestito" locale di BMP.

Svariati volontari da febbraio a dicembre si passarono lo strumento, e grazie a ciò sono state raccolte una settantina di misure nei punti più disparati della smisurata metropoli, una perfino dal Monte dei Cocci, il famoso Monte Testaccio, in prossimità del Tevere all'altezza del popolare quartiere omonimo, ed anche da Monte Mario, dal balcone dello "Zodiaco", durante la famosa e bellissima eclissi di Luna del 15 giugno 2011, la "Luna Rossa".

Successivamente a tale esperienza, e forse proprio grazie ad essa, ad iniziativa di un giovane ricercatore unversitario e con fondi regionali per la riduzione dell'inquinamento luminoso (sic!) , è stata installata una centralina fissa (che in realtà è semplicemente un SQM Unihedron con porta di trasmissione dati, chiuso in una scatola impermeabile) su un terrazzo di un Istituto Universitario della Sapienza.

Le letture di tale centralina (finite in una delle purtroppo tante e frammentate "reti SQM" italiane, perchè gli astrofili fanno a gara nel dividersi) ovviamente non riflettono la situazione dell'intera superficie del Comune di Roma e del suo immediato hinterland, ma solo quella del cielo della Sapienza.

Ciò nonostante, chissà perchè, ora viene presa come base di riferimento per la validazione dei risultati prodotti da 12 anni di (dis)applicazione della L.R. 23/2000 contro l'IL.

L'esperienza di Parcodellestelle/BMP si concluse alla fine del 2011. Ma i dati raccolti in quella campagna restano a mio giudizio una pietra miliare per qualsiasi analisi scientifica sull'IL in Italia. Nessun altra città italiana, e credo anche europea e mondiale, risulta oggi (basta verificare i vari database mondiali, innanzitutto quello Unihedron) censita e battuta palmo a palmo così intensamente ed a lungo. Il suo valore è innanzitutto la diffusione territoriale in un contesto estremamente negativo per il cielo come una grande metropoli, poi anche la durata, che abbracciò più stagioni consentendo dunque anche di discriminare eventuali varianze stagionali.

Infine, ha dimostrato una profonda diversità di letture, coincidenti con altrettanti ambienti, che hanno letteralmente "smascherato" la correlazione diretta che esiste, come concausa di IL, fra pura e semplice ricopertura artificiale dei suoli e luminosità del cielo notturno. Ciò poichè quest'ultima calava sensibilmente qualora la lettura avveniva a partire da un suolo non cementificato, non asfaltato, non ricoperto.

Cosa niente affatto ovvia, se considerate la vastità dello spazio di cielo comunque esistente sopra di noi. Ciò comportava che le misurazioni dello strumento (uno SQM-L, come quello in foto, cioè ad angolo di campo piuttosto ristretto, onde evitare false misurazioni da luce diffusa), venivano ad essere modificate a seconda della superficie sottostante (Le misure avvenivano stendendo bene in alto il braccio sopra di se, con lo strumento puntato verso cielo aperto, evitando le luci dirette o nuvole o schermature di alberi, palazzi, etc....).

Ovvero: tale osservazione sembrerebbe dimostrare che:

a) in città viviamo in una sorta di nuvola luminosa, di nebbia di luce riflessa e dispersa, per cui sarebbe soprattutto quest'ultima, "ristagnante" in prossimità di dove siamo, cioè al suolo, ad impedirci di vedere le stelle di notte;
b) basta allontanarsi da suolo cementificato e strutture edilizie, ed anche in presenza di sorgenti di luce, la visibilità del cielo buio migliora; e ciò è comune esperienza vissuta da ciascuno di noi;
c) per lo stesso motivo, vediamo meglio in ogni caso quando si sta in posizione elevata, anche in contesto urbano, ed in presenza di sorgenti di luce purchè non dirette; ovvero "usciamo" più o meno parzialmente dalla nebbia luminosa ("skyglow"?);

In base a tali deduzioni empiriche, tutte da approfondire, si può allora concludere che l'IL (quello pernicioso dal punto di vista astrofilo) è sostanzialmente provocato quasi esclusivamente da un innalzamento verso l'alto di luce dispersa, mediante un semplice e meccanico effetto di riflessione/diffusione terra/spazio, creato ESCLUSIVAMENTE dalla ricopertura del suolo (dunque antropica) poichè laddove vi era, sotto i piedi del buiometrista, erba e/o terra "naturale", i valori erano comunque sic et simpliciter più bassi di 0,5-0,8 SQM, PUR SE TALE TERRENO SI TROVASSE COMPLETAMENTE INSERITO IN UN GRANDE CONTESTO URBANO (Parchi, giardini, ville comunali, campagna urbana, etc...).

Da ciò consegue:

1) Un naturale effetto "adsorbente" della radiazione luminosa da parte della materia organica come sostanze vegetali, tappeti erbosi, suoli rurali e/o comune terriccio;

2) Un altrettanto "naturale" effetto di riflessione e di "rimbalzo" della luce, verso l'alto e l'intorno, molto più pronunciato di quanto normalmente sia ritenuto, particolarmente - questo fu il dato nuovo - per la radiazione (frequenza) usata per l'illuminazione pubblica (per lo più da low pressure sodium bulb), su asfalto, cemento, intonaco, materiali edilizi nonchè superfici metalliche delle autovetture;

3) il rovesciamento di una tradizionale impostazione "antilluminista", mirata solo a contenere l'orientazione del fascio luminoso entro il piano delle stessa sorgente: se la stessa fosse rivolta verso l'alto, il suolo sarebbe ovviamente buio, ma la brillanza del cielo aumenterebbe sorprendentemente molto meno di quanto sarebbe atteso in base al sostanziale accresciuto flusso emesso verso l'alto / energia spesa per "schiarire" il nero; Per assurdo, se tutti i nostri lampioni puntassero verso il cielo, forse inciamperemmo e sbatteremmo dappertutto, ma i nostri occhi, non più abbagliati, vedrebbero centinaia di stelle in più, nonostante i coni di luce dei lampioni verso il cielo nero. E non è detto che ci sarebbero più furti, scippi, stupri e violenze, perché il cervello, con l'occhio adattato al buio, coglie meglio il pericolo in quanto si allertano anche altri sensi (come l'esperienza di ipo e non vedenti dimostra quotidianamente).

4) La necessità di una revisione storica della "politica" antinquinamento luminoso, che per assurdo dovrebbe smettere di preoccuparsi di lampade e norme tecniche sui lampioni, e dedicarsi a contrastare, letteralmente metro quadro per metro quadro, ogni "cementificazione", "consumo del territorio", ed "alterazione dello stato preesistente dei luoghi e del "paesaggio", e lottare come bonzi, monaci tibetani o Rachel Corrie legandosi ad ogni ruspa ed ad ogni cantiere;

5) inaspettatamente, starebbero facendo molto di più e meglio per il cielo buio quel sindaco di Cassinetta Lugagnano, od il FAI, o la LIPU ed il WWF, di quanto abbiano fatto finora UAI, Cielobuio.org, astrofili vari organizzati o disorganizzati che siano stati.

6) Che gli astrofili urbani dovrebbero quindi esser molto più interessati a pretendere la cautela, la tutela e l'ampliamento di aree e spazi non edificati ed aperti, e quindi ad opporsi ad ogni cantiere e/o progetto di riduzione del suolo libero, per poter liberamente avere dove esercitare la propria disciplina, e quindi interessarsi molto più fortemente di urbanistica, di amministrazione pubblica, di ecologia e di "politica".


Cieli sereni e stellatissimi


Rispondi

Torna a “Inquinamento Luminoso”