Campagna italiana contro la proliferazione incontrollata dei satelliti artificiali

Il Forum Skylive lancia la campagna “No Tele-sats Proliferations” contro la diffusione incontrollata dei mini-satelliti per telecomunicazioni, chiediamo con forza alle istituzioni internazionali di emanare nuove normative per limitare sia il numero che la luminosità dei satelliti, ed inoltre di non arrecare interferenze ai radiotelescopi.

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Monti, Marchionne e la clack di Melfi: 1939

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serastrof
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Monti, Marchionne e la clack di Melfi: 1939

#1

Messaggio da serastrof »

Un (ex) presidente del Consiglio ed un AD, si sono organizzati il palcoscenico con clack a Melfi. Ma non erano in un teatro e nemmeno in un'istituzione, bensi in una fabbrica. Anzi, nella "Fabbrica" italiana per antonomasia, la FIAT.

In Italia, l'industria é la FIAT (anche se non é più affatto così, ma resiste l'archetipo), e "gli operai" sono anch'essi per antonomasia le "tute blu" della produzione (quel poco che rimane) automobilistica.

Il milanese Professor bocconiano, avuta l'investitura a nuovo unto del signore dalla "troika" super partes, che ha prepensionato perfino il Cavaliere Nano, non trovando soldi per la sanità, la ricerca e le scuole, ma solo per TAV ed F35, fatto bottino dell'IMU stramiliardaria, ed infilato (nel didietro) in extremis l'ancor più onerosa TARES, é giustamente e finalmente sceso nel profondo sud per cazziare i riottosi, sedare a scudisciate striscianti sommosse e godersi meritatamente gli applausi della clack coatta.

Che c'é di male, in fondo, in un bagno di folla in questa verminosa campagna elettorale? Che male fa, godersi un po' di flabelli ossequiosi maneggiati da schiavi sottomessi e sbavanti? Il ceruleo professore dagli occhi di ghiaccio in fondo ha bisogno di corroborarsi di Potere, prima di defatigarsi nuovamente col sangue della mischia elettorale che da qui al prossimo febbraio devasterà nuovamente il Bel Paese fino allo stremo.

Sta di fatto però, che anche in questo il Tecnoeurobanchiere fa scuola e storia: non accadeva dal 1939.

Non accadeva, cioè, dal 1939 che un capo di governo andasse in FIAT a farsi applaudire.

Non l'hanno fatto gl'oscuri D'Alema e Prodi, Dini o Amato. Non ebbe la faccia di farlo il mastino decisionista Craxi. Non ci pensarono minimamente, manco gli sfiorò l'idea alla mente, i vari Moro, Andreotti, Rumor. Non lo fece il tristo ed inflessibile Scelba, non risulta ebbe il coraggio nemmeno Alcide De Gasperi. E siamo ritornati indietro nel tempo al Dopoguerra, al Piano Marshall, alla Guerra Fredda, a Portella della Ginestra.

Chi fu allora, prima del Professor Europeo, che volle farsi omaggiare dal non plus ultra del concetto della "massa", dall'icona per definizione del vero, basso, normale e ubbidiente "popolo", dal core business di quella merce chiamata "lavoratori"? Chi fu, prima dello statista più scaltro e meno sottomesso alla Legge che la Repubblica italiana abbia mai finora avuto, che si recò nella fabbrica delle fabbriche, per farsi riconoscere ed imporsi al popolo suddito come Capo predestinato dal volere superiore europeo, a significanza di totale dominio padronale da una parte, e di necessario test d'investitura popolare e di riconoscimento nobiliare alla regalità della carica, dall'altra?

Chi fu, prima del 2012, l'unico altro esempio di Capo di Governo che si sia mai recato in FIAT a ritirare la sua corona da re?

Vi ho già dato un bell'aiutino: era il 1939...

Venne su dai cispadani di Predappio, partì anche lui da Milano per conquistare Roma, anche lui si spinse ben oltre i confini patri, anche lui siglò un patto d'acciaio con la Germania ricca, florida e senza crisi, ma a Milano tornò per una fine ingloriosa.

Fu Benito Mussolini.


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