Campagna italiana contro la proliferazione incontrollata dei satelliti artificiali

Il Forum Skylive lancia la campagna “No Tele-sats Proliferations” contro la diffusione incontrollata dei mini-satelliti per telecomunicazioni, chiediamo con forza alle istituzioni internazionali di emanare nuove normative per limitare sia il numero che la luminosità dei satelliti, ed inoltre di non arrecare interferenze ai radiotelescopi.

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Ikea a Villesse costruzione irregolare.

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ettoreguido
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Ikea a Villesse costruzione irregolare.

#1

Messaggio da ettoreguido »

Tempo fa, avevo pubblicato una prospettiva sulla costruzione Ikea e i suoi lati oscuri, oggi il giornale il Piccolo, pubblica questo:

RISCHIO DEMOLIZIONE PER L'IKEA

Manca l’ok ambientale, l'Ikea di Villesse a rischio demolizione

La Regione denuncia: "Il megastore è stato costruito senza il parere della Valutazione di impatto ambientale". L'abbattimento dell'edificio è la peggiore delle ipotesi contemplate in una lettera inviata all’immobiliare proprietario dei terreni su cui sorge il punto vendita scandinavo.

TRIESTE Sembra impossibile, ma sul futuro dell’I kea di Villesse, il più atteso, desiderato e oggi visitato megastore della Regione, si erge uno spettro che ha dell’i ncredibile: la demolizione. È infatti questa la peggiore delle ipotesi contemplate in una lettera inviata a metà novembre dalla Regione all’immobiliare Arco srl di Brescia, proprietaria dei terreni su cui sorge il punto vendita scandinavo. Secondo la direzione centrale Ambiente, energia e politiche per la montagna, infatti, la società non ha presentato la documentazione necessaria per ottenero uno dei permessi fondamentali per la costruzione stessa dell’opera: la Via, Valutazione di impatto ambientale. In poche parole, il centro commerciale Ikea di Villesse e i suoi 1800 parcheggi sono stati realizzati senza che venisse prima avviato un procedimento di valutazione di compatibilità ambientale da parte della Regione.

Un fatto che al comune cittadino, abituato a rincorrere la burocrazia e il suo oceano cartaceo anche in occasione di semplici ristrutturazioni, farà di certo strabuzzare gli occhi. Che Arco srl si sia ”dimenticata” di presentare istanza al servizio Via della direzione Ambiente, o che abbia spedito le carte all’indirizzo sbagliato, questo rimane un mistero. L’unica cosa certa è che dalla stessa direzione è partita una missiva (inviata per conoscenza al Comune di Villesse e all’Arpa del Friuli Venezia Giulia) in cui si legge a chiare lettere che «la costruzione del fabbricato commerciale Ikea e le relative opere di urbanizzazione risultano realizzate nel 2008» e che «il decreto legislativo 152/2006 prevede che la costruzione di centri commerciali e parcheggi di uso pubblico con capacità superiore a 500 posti auto vada sottoposta a procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale».


Ed ecco il passaggio fondamentale della lettera: «Non risulta agli atti di questa Amministrazione alcun pronunciamento di compatibilità ambientale sull’opera realizzata» e per tale motivo «questa direzione è tenuta a procedere come disposto dall’articolo 21 della legge regionale 43/1990, al fine di verificare l’eventuale pregiudizio ambientale arrecato. Con la presente - si legge ancora nella lettera che porta la firma del direttore centrale Giovanni Petris - si dà pertanto comunicazione di avvio del procedimento di verifica previsto».

La questione, quindi, è tanto semplice quanto incredibile: stando a quanto stabilito dagli uffici regionali, l’immobiliare Arco non ha chiesto alla Regione di pronunciarsi sull’impatto che la costruzione del ”tempio” dell’arredo low cost ”made in Sweden” avrebbe avuto sull’ambiente circostante. E, dall’altra parte, nessuno a Palazzo si è ricordato di chiederglielo. Adesso si tenta di correre ai ripari.

La Regione, aprendo la procedura di verifica, chiede infatti alla società immobiliare di «fornire ogni documento, autorizzazione, permesso o parere ottenuto da altri enti competenti che possa risultare utile nel procedimento in oggetto». È intuibile che, se l’ istruttoria dovesse andare a buon fine, il centro commerciale Ikea potrebbe ottenere una sorta di Via ex post. Ma se venissero accertate invece violazioni dell’impatto ambientale? Se dalla verifica risultasse che una parte dell’opera, come il parcheggio, o addirittura tutto il negozio, non avrebbero dovuto essere costruiti come fatto, cosa succederebbe?

L’articolo 21 della legge regionale 43 non lascia spazio a interpretazioni: «I provvedimenti di autorizzazione adottati senza la previa Via, qualora prescritta, sono annullabili». E ancora: «Qualora dalle violazioni accertate siano derivate significative variazioni dell’impatto ambientale, il presidente della giunta regionale ordina il ripristino dello stato dei luoghi (che, tradotto dal burocratese, significherebbe demolizione dell’opera, ndr) o, in alternativa, l’adozione delle misure necessarie per la rimozione delle conseguenze negative sull’ambiente prodotte dalle violazioni medesime», che equivarrebbe a mettere una ”pezza” e fare qualche ritocco qua e là per aggiustare la situazione in modo decisamente meno traumatico.



Dopo avere letto questo ho fatto delle riflessioni:

1) Come mai se questo lo fa un lavoratore per costruirsi la sua tanto sospirata casa, pretendono che sia abbattuta?
2) Come mai nessuno in Regione, o a Villesse, ha mai pensato di verificare se tutta la documentazione prodotta fosse o meno regolare?
3) Come chi doveva controllare, in primis il Sindaco di Villesse, non ha verificato?
4) Come mai prima un Architetto ha dato parere negativo alla costruzione dell'Ikea e poi ha cambiato idea?
5) Chi ha eseguito il collaudo, sa che adesso lo aspettano, probabili, sanzioni Penali?

Queste sono alcune domande che auspico la Magistratura faccia a chi di dovere, chiedendo nel contempo l'abbattimento del manufatto o il suo sequestro preventivo.


ettoreguido
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#2

Messaggio da ettoreguido »

In questo omento si fa un gran parlare dell'Ikea di Villesse a rischio di demolizione, ma i ns. Politici premono affinchè non accada, prendendo a pretesto i lavoratori, ma loro sanno che con quello che si prende all'Ikea, nessuno arriva a fine mese, leggete sotto., e pensate alle parole del Sindaco di Villesse, proferite durante l'inaugurazione dell'Ikea, "sono stati assunti i ns. cittadini di Villesse.

Si ma come sono stati assunti?

Certi Politici fanno solo demagogia!!!!!







Ikea, non si vive di solo part-time



Tra il 70 e l’80% degli addetti ha contratti orari settimanali. L’imposizione dei week end







Sarebbe ingeneroso definirla una semplice azienda di arredamento. Come scritto recentemente dal settimanale americano Business Week, Ikea è piuttosto «un artefice dello stile di vita della gente», un’icona globale di design a basso prezzo, una scelta con cui i clienti intendono esprimere il loro «essere arrivati, avere buon gusto, riconoscere il valore delle cose». Difficile contraddire l’apologia: con i suoi 160 milioni di copie per il 2006, il catalogo Ikea è il libro più stampato al mondo, unica iniziativa editoriale ad aver mai strappato il secolare primato alla Bibbia.



Il marchio è forte e conosciuto, l’azienda è solida e in continua espansione; si pensi ai 18 miliardi di dollari di fatturato previsti nel 2005 nei 226 negozi sparsi in 33 Paesi al mondo. Ma il lavoro? È ambito, sicuro, ma tragicamente part-time. Per incontrovertibile scelta aziendale.







«All’Ikea si sta bene, l’ambiente è giovane, dinamico ed informale - racconta Franz, dipendente di Genova - ma con contratti da 16 o da 18 ore settimanali nessuno ci tira la fine del mese. Abbiamo provato tutti a chiedere il tempo pieno, ma la risposta è sempre quella: non c’è spazio. Anche se in ogni reparto veniamo affiancati da nuove persone, prese a tempo determinato ma a ciclo continuo».



Nei nove negozi che Ikea ha finora aperto in Italia lavorano poco meno di 5mila persone (saranno 10mila nel giro di cinque anni a seguito di nove nuove aperture). Escludendo responsabili e capi-reparto, la quasi totalità degli addetti è part-time, con percentuali che oscillano tra il 70% e l’80% della forza lavoro a seconda dei punti vendita considerati. «Se si escludono gli studenti che fanno solo i weekend - continua Franz - abbiamo tutti un secondo lavoretto, spesso in nero, per mettere insieme un normale stipendio mensile. Qualcuno fa il cameriere, qualcun altro l’imbianchino, niente di che: con gli orari irregolari e incostanti che abbiamo, è difficile conciliare due impieghi diversi».



Tanto più che il problema non riguarda solo l’imposizione del part-time, ma anche le diseguaglianze e l’eccezionale brevità che lo caratterizzano. Innanzitutto tra vecchi e nuovi assunti passa lo spartiacque delle domeniche obbligatorie: per i primi sono previste due domeniche al lavoro su tre, pagate con una maggiorazione oraria del 130%; ai secondi sono imposti tutti i weekend del mese e con una maggiorazione oraria del 30%. «Alla fine del mese la differenza in busta paga tra i dipendenti della prima e dell’ultima ora supera anche i 200 euro» tira le somme Francesca, neo-assunta in uno dei negozi milanesi.



Inoltre da Ikea molti contratti sono da 16 o 18 ore settimanali da ripartire solo su sabato e domenica, nei casi più fortunati da 20 o da 24 ore settimanali da ripartire su tre giorni. «I collaboratori con uno spiccato e sincero orgoglio d’appartenenza», come recita il cartello-obiettivi affisso nei locali riservati al personale, rischiano così di dover lasciare l’azienda a cui «orgogliosamente» appartengono: se agli addetti a 24 ore è assicurato uno stipendio mensile che non arriva ai 600 euro mensili, è facile immaginare quanto le altre retribuzioni a tempo parziale siano inadeguate per chi del proprio lavoro deve vivere.



«È in fase di rinnovo il contratto integrativo del gruppo - spiega Flora Carlini, dirigente nazionale Filcams Cgil - per il quale stiamo cercando un accordo che alzi gli orari di lavoro dei dipendenti part-time. In particolare chiediamo contratti minimi da 20 ore settimanali, riservando quelli da 16 ai soli studenti che ne facciano richiesta. Purtroppo Ikea è tanto organizzata sul part-time quanto i suoi dipendenti vorrebbero ottenere un full-time piuttosto che cercarsi un secondo lavoro».



La conferma arriva dal responsabile delle risorse umane di Ikea Italia, Alessandro Gallavotti: «Il part-time corrisponde ad una necessità dell’azienda. I nostri negozi sono aperti al pubblico sette giorni su sette a orario continuato, il che significa 80 ore settimanali a cui vanno aggiunte altre 60 ore settimanali a porte chiuse per il riempimento e la messa a punto dei negozi. Abbiamo inoltre dei picchi incredibili nel weekend, quando si presentano quotidianamente 20mila visitatori e siano anche costretti a chiudere l’affluenza per ragioni di sicurezza. La gestione di tanti part-time è molto complessa, ma è l’unica compatibile con le esigenze di questa azienda»



#65279;



Adesso viene il sospetto che faranno, in Regione FVG, una deroga, proprio per l'Ikea, ma auspico che la Magistratura sappia indagare a 360 gradi, indirizzando le bordate in Regione e presso il Comune di Villesse, dove chi doveva vigilare non lo ha fatto, e chiamano il Friuli "terra dei lavoratori"!



In uno Stato di Diritto, l'ikea deve essere abbattuta, e le persone responsabili di questo scempio devono essere incriminate, finiamola con il buonismo.







M. Sc. Ettore Guido Basiglio Ribaudo
Claudiocondo
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#3

Messaggio da Claudiocondo »

Per la cronaca: sapete che l'Ikea è uno dei peggiori posti in assoluto dove comprare mobili vero? Oltre la scarsa qualità delle lavorazioni, degli incastri, del servizio di lamentele del pubblico (sono peggio delle Telecom quando hai un problema tecnico)...ci sono tanti mobilifici esperti e competenti nel settore, che offrono prezzi praticamente simili.
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#4

Messaggio da ettoreguido »

Si,lo so, a proposito, poi posto la stanza di Brunetta.
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#5

Messaggio da ettoreguido »

Ragazzi, ultime notizie, adesso la regione FVG ha deciso di fare un decreto salva Ikea; ma come ho informato il Presidente della Regione, ciò non deve avvenire perchè:


1) che nell’espletamento di VIA e VAS, è obbligatorio contemplare tutti i danni, causati all’ambiente (Tar. Campania Sez. II n 2043 del 20/04/2010);

2) La giurisprudenza comunitaria conferisce un ruolo strategico alla procedura di VIA, nel quadro dei mezzi e modelli positivi preordinati alla tutela dell’ambiente, valorizzando le disposizioni della direttiva 85/337/CEE. che evidenziano come la politica comunitaria dell’ambiente consista, ante omnia, nell’evitare fin dall’inizio inquinamenti ed altre perturbazioni, anziché combatterne successivamente gli effetti: conformemente ai principi “costituzionali” dei trattati, scopo dell’U.E. è la tutela preventiva dell’ambiente (Corte Giust., sez. V, 21 settembre 1999, c-392/96; sez. VI, 16 settembre 1999, c-435/97). Pres. Trotta, Est. Poli – Regione Lombardia (avv.ti Tedeschini e Fidani) c. L. s.r.l. (avv.ti Sica e Pugliese) – (Riforma TAR Lombardia, Brescia n. 1161/2007) - CONSIGLIO DI STATO, Sez. IV – 5 luglio 2010, n. 4246.


Ma cosa sta facendo il centro destra?
Lo sapete che Gorizia è al 3 posto in materia di riciclaggio di denaro sporco?
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