Campagna italiana contro la proliferazione incontrollata dei satelliti artificiali

Il Forum Skylive lancia la campagna “No Tele-sats Proliferations” contro la diffusione incontrollata dei mini-satelliti per telecomunicazioni, chiediamo con forza alle istituzioni internazionali di emanare nuove normative per limitare sia il numero che la luminosità dei satelliti, ed inoltre di non arrecare interferenze ai radiotelescopi.

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Se non siamo soli, dove sono tutti gli altri?

Ricerca, archeoastronomia, astrobiologia e scienze astronomiche in genere

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serastrof
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Se non siamo soli, dove sono tutti gli altri?

#1

Messaggio da serastrof »

Ciao a tutti.

Recentemente mi è stato sottoposto un piccolo "saggio breve" elaborato da una promettente liceale appassionata ai ns. temi.
Ben stimolata in tal senso dai suoi docenti, che in più occasioni hanno mostrato acume scientifico e larghezza di vedute, la giovane si è rivolta a noi per chiedere di verificare la correttezza dell'impostazione del suo elaborato, e la precisione delle interpretazioni effettuate.

Insomma, dato il tema sovrumano, un compito arduo ed impegnativo.

Voi che ne dite? Vogliamo darle una mano?
Date dunque il Vs. contributo, svolgete le Vs. analisi ed apportate le eventuali correzioni/integrazioni.

Un caro saluto a tutti.
Cieli sereni e bui
Serastrof
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Guardare all'Infinito, agire nel Finito
Alzare la testa, allargare il pensiero
serastrof@yahoo.it per un'astrofilia popolare e di massa

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Se non siamo soli, dove sono tutti gli altri?
Riflessioni di esobiologia, ufo, ed "alieni"

di Flavia C. -LSS "L. Pasteur" - Roma

Siamo soli in questo Universo? Esiste vita intelligente, una civiltà tecnologicamente progredita al di fuori del nostro pianeta?
E' un domanda che da sempre, sia la gente comune che la comunità scientifica si è posta. Ma negli ultimi decenni l'interrogativo è diventato ancor più stringente.

Da un lato, si è evoluta ed affermata la corrente editorial-cinematografica del genere cosidetto "di fanta-scienza", per la quale gli "UFO" e gli "Alieni" esistono davvero, quantomeno negli incassi del botteghino.

Dall'altro, grazie allo sviluppo della conoscenza e della tecnologia, numerosissime sono state le nuove acquisizioni ottenute dall'astronomia, dalla cosmologia e dall'astrofisica sull'esistenza di pianeti extrasolari ("esopianeti"): al 29 ottobre 2017 risultano conosciuti 3.691 pianeti extrasolari in 2.766 sistemi planetari diversi (di cui 620 multipli); inoltre 2.422 è il numero di pianeti candidati e altri 206 possibili pianeti sono in attesa di conferma o controversi. (cfr.: https://it.wikipedia.org/wiki/Pianeta_extrasolare).

Si calcola che le stelle attualmente esistenti nella nostra galassia, Via Lattea, siano circa 200miliardi. Secondo altre stime, che annoverano anche le stelle di massa piccola, il cui numero è molto difficile da calcolare, ma sicuramente esistono e sono numerosissime, potrebbero esser oltre il doppio!

A fronte di tali immense prospettive, è innegabilmente evidente che l'ipotesi che nella nostra galassia Via Lattea (e di conseguenza anche in altre galassie) possa essersi venutosi a formare - in ere lunghissime ed infinite - ALMENO un altro pianeta che abbia permesso la comparsa e lo sviluppo di altre forme di vita "intelligente oltre la nostra", risponde perfettamente ad ogni regola razionale, di buon senso, statistica e di calcolo delle probabilità.

In altre parole: non c’è ragione di pensare che il genere umano sia un unicum irripetibile.

Anche se (e nonostante che) finora non ne abbiamo mai avuto una prova certa ed inconfutabile.
Ha affermato Adam Frank, docente di fisica e astronomia presso l’Università di Rochester (NY): «Sappiamo da tempo quante stelle compongono grossomodo la Galassia che abitiamo. Quello che non sapevamo è se esistessero o meno pianeti, in orbita a queste stelle, capaci di ospitare la vita. Né se una forma di vita potesse sviluppare l’intelligenza necessaria a dare luce a una civiltà, prima della sua stessa estinzione. Oggi, grazie alle truppe di “cacciatori di esopianeti” sparse a Terra nei laboratori di ricerca e che si servono di strumenti sofisticatissimi come il telescopio spaziale NASA Kepler, sappiamo che quasi una stella su cinque conta pianeti che orbitano nella cosiddetta fascia di abitabilità, dove la temperatura potrebbe sostenere la vita, almeno per come la conosciamo».
...(omissis)...
«Naturalmente non abbiamo la più pallida idea di quanta probabilità abbiamo di trovare vita intelligente su un determinato pianeta abitabile. Diciamo che abbiamo individuato una soglia oltre la quale ci sono concrete probabilità che l’umanità non sia la prima civiltà sviluppata nella nostra Galassia e nell’intero Universo».

(http://www.media.inaf.it/2016/04/29/per ... luniverso/)

Data l’immensità dell’Universo è molto probabile che presto otterremo dalla comunità scientifica l'annuncio ufficiale di aver davvero scoperto un altro posto dalle condizioni molto simili a quelle della Terra.

Già qualche mese fa ci siamo andati molto vicino, ormai è solo questione di tempo.
(Arrivare a metterci piede, quello sì che sarà impossibile: le distanze sono talmente enormi, in termini di decine di anni luce, che probabilmente l'Umanità si estinguerà molto prima!)

Sebbene la questione sia molto più vasta della "sola" scoperta di una seconda Terra madre che possa ospitarci (obiettivo già di per sè sufficientemente impegnativo e stimolante), resta tuttora senza risposta l'angosciante domanda principale: è possibile che esistano nell'Universo altre forme, oltre quella che chiamiamo "vita intelligente"?

Infatti è davvero molto difficile credere con “salda fede” (cfr.Immanuel Kant - Critica della Ragion Pura - riga 1787) all'esistenza di forme di vita extraterrestri: troppo poco credibili e per nulla dimostrate, infatti, restano le testimonianze di chi ha vissuto presunti "incontri ravvicinati" od effettuato inspiegabili avvistamenti.

"UFO", più che una realtà, è ancor oggi un luogo comune, popolato di esserini verdi dal viso triangolare, che scendono dal loro disco volante grazie ad un meraviglioso teletrasporto che ciascuno di noi vorrebbe possedere mentre siamo intrappolati nel solito ingorgo straquotidiano.

Quelle poche "visioni" non viziate dall'essere probabilmente derivate da fenomeni geofisici ancora non perfettamente noti; o quei residuali "avvistamenti" non riconducibili ad aeromobili o sistema d'arma segretissimi, sperimentali ed avanzati, hanno sicuramente avuto l'unico effetto di distrarci quasi totalmente dal considerare la possibilità di altre forme di interazione: cos'é la "vita"? Che "forme" mutevoli ed imprevedibili può sviluppare?

"Se le leggi fisiche che conosciamo sulla Terra valgono in tutto l’universo, non dovrebbe essere lo stesso per le leggi biologiche?" (Battaglia e Ferreri, "C'é vita nell'Universo? La scienza e la ricerca di altre civiltà" Torino 2008).

Ad esempio, l'eventuale scoperta di microrganismi su un esopianeta comporterà che, in caso di condizioni simili a quelle che erano presenti sulla Terra alla prima comparsa di materia organica, molto probabilmente la vita extrasolare potrebbe svilupparsi (o si sia già sviluppata, e che continuerà a svilupparsi) nello stesso modo in cui si è evoluta sulla Terra.

Ora, una forma vivente unicellulare è abbastanza probabile che questa diventi pluricellulare! Ed altrettanto probabile, dunque, che con il passare del tempo arrivi ad essere un organismo dotato d'una qualche dose di cosidetta "intelligenza" (definendo intelligenza come la capacità di intendere e ragionare) (cfr. Steven J. Dick, "Vita nel cosmo. Esistono gli extraterrestri?" - Milano 2002)

L’esobiologia si scontra però con la ben più dimostrata e tradizionalmente accettata biologia evoluzionista (molto pessimista sull’esistenza degli extraterrestri): se non siamo soli, dove sono tutti gli altri? Perchè non si mostrano apertamente, in maniera a noi comprensibile e solidale?

Una risposta potrebbe essere che la materia organica aliena non è ancora sufficientemente evoluta da riuscire a mettersi in contatto con noi, ovvero non aver ancora sviluppato la tecnologia necessaria.

Ma ciò non ha affatto convinto personaggi del calibro di Stephen Hawking, che in "L'Universo in un guscio di noce" ha sostenuto invece che ci sono scarsissime probabilità che la "vita" extrasolare possa effettivamente svilupparsi, ed ancora meno che essa diventi "intelligente" come l'Homo Sapiens.

Posto che quest'ultimo lo sia effettivamente.


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